Dai tempi in cui era quasi un peccato capitale siamo ora in un'era in cui per molti "il cash giustifica i mezzi". In ballo c'è sempre e solo una cosa: la valorizzazione dei propri sforzi. Quand'è pero' che ci si può considerare soddisfatti?
Se la musica fosse ancora il buon business che era fino a prima del nuovo millennio, la questione non sarebbe granché spinosa: finché si può contare su un rientro o su un guadagno, retribuire i collaboratori è puro investimento, nonché spesa ammortizzabile. Ora che pero' anche il semplice andare in pari è spesso miraggio, come agire?
Lo scenario italiano attuale si divide fondamentalmente in 2:
- i facciamo gratis, per cui la cosa solitamente si basa sulla stima reciproca e un eventuale scambio di favori artistici;
- i fuori per il cash, disposti a collaborare con chiunque purché ci sia il gettone.
Le ragioni alla base di ciò possono essere riconducibili al fatto che un rapper riceva mediamente meno richieste di un beatmaker (categoria molto esposta a "cambi d'idea" o fallimenti di progetti), come anche che un "adulto" (25+) possa avere altre fonti d'introito rispetto ad un giovane che magari studia e vive di mance.
Quel che pero' mi lascia un grande punto interrogativo è quanto segue: avendo appreso da più parti che chi si fa pagare (big esclusi) per un featuring o un beat chiede l'equivalente di un'uscita in pizzeria, mi domando se il gioco valga la candela.
Personalmente parlando, per me conta maggiormente l'artista in questione e la serietà del progetto. Una ventina, o una quarantina, o una sessantina di Euro non valgono l'affiancarmi a gente di dubbia qualità.
Voi che ne pensate? Come vi gestite?
Parliamone.
...bella domanda anche perchè penso che a livello di disco di major i produttori presenti nell'album non guadagnino una lira.un beatmaker per "guadagnare" al giorno d'oggi o vende beat a gente che rappa da 2 settimane a cifre immense o bo. personalmente penso che se si crea una collaborazione è perchè c'è stima reciproca (ovviamente nel 90% e solo per interesse)tra i due "artisti".Come si può notare infatti il 90% dei beatmakers lavora anche come dj per portarsi a casa il pane.
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