Lo dichiaro senza problemi: non sono fan di Emis Killa. L'unico "wow" che mi suscita, infatti, è quello per aver scoperto che esistano ancora maschi che si pinzettano la sopracciglia.
I cazzari della Rete, però, sono pregni di consegne quanto Jerry Calà ne Il ragazzo del pony express.
Detrattori o osannatori, moltissimi già in partenza sbagliano ad interpretare: Emis su BET non corrisponde né alla scelta del centravanti azzurro per i Mondiali, né alla selezione per la tipologia genetica da improvettare e mandare in un'altra galassia. Non fatevi le pippe: nessuno ha detto che dovesse rappresentare la nazione o il genere in senso lato. Né tantomeno che fosse là per acclamazione popolare.
Comunque la si rigiri, Emis Killa in quel contesto ha dimostrato soprattutto una cosa: il gran lavoro del suo entourage (Blocco Recordz/Carosello, che mi risulti). Mettetevelo in testa: senza un team alle spalle non si arriva da nessuna parte. E il suo management lavora evidentemente meglio di altri.
E' inutile inerpicarsi in discorsi etico-sentimentaloidi se non si conoscono le dinamiche basilari dell'industria musicale. Se davvero interessa capirle (anche al fine di intavolare discorsi magari contro il business, ma che sappiano meno di aria fritta) bisogna immaginare tutto come una vetrina: un palco è una vetrina, una copertina è una vetrina, un featuring è una vetrina, una comparsata TV è una vetrina, eccetera. Chi paghi chi, poi, è tutto da vedere: talvolta il personaggio paga la vetrina per essere visto, talvolta la vetrina paga il personaggio per essere guardata, talvolta nessuno paga nessuno perché è un equo "cambio merci". Inoltre, non bisogna mancare di considerare che la crisi del mercato musicale abbia permesso a certe porte di diventare apribili con molta più facilità.
Ho letto più volte qualcuno dire che "l'artista statunitense X ha dato attenzione all'artista italiano Y perché finalmente l'Italia sta diventando degna di rispetto e bla bla bla". Cazzate: il rispetto è l'ultimo aspetto della lista a far scattare una collaborazione. In cima vi sono tanto i soldi (con pretese infinitamente più modeste rispetto agli inaccessibili anni '90, dove ad esempio il beat di un top-producer costava quanto un bilocale) quanto la visibilità che il tal straniero potrebbe maturare nel nostro Paese soprattutto in ottica di concerti/dj-set e quant'altro. Da qui svariate collaborazioni o situazioni un tempo impensabili. A voi (ri)farvi un'idea su tutto ciò che vedete accadere.
Senza il "ragionamento della vetrina" è inutile che chiunque cominci ad imbastire simposi. Giornalisti del rap soprattutto, i quali stanno spesso dimostrando un livello competenziale inferiore al medio utente da forum.
Mi preme aggiungere questo tassello alla discussione generale. Su Emis nello specifico, invece, esauritevi voi; suggerisco solo di non riversare l'odio sulla strofa per BET, perché tutto sommato i compiti a casa li ha fatti bene.
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