#STORIEDAHIPHOP N°5: LA NOTTE DI OBAMA

Ebbi il privilegio di condividere un momento storico con persone interessanti, in un luogo speciale.
Con Oddisse, Kev Brown e LMNO a Berlino, mentre Obama veniva proclamato vincitore.
Un episodio che non c'è miglior momento per ripercorrere.


Nella capitale tedesca ci abitavo da qualche mese. Loro erano di passaggio per una tappa del tour europeo. Concordammo un'intervista per Streetbeat e finì che passammo assieme tutto il pre-serata.
Con tre statunitensi di fronte -due dei quali afroamericani- l'intervista non poteva che toccare anche il fatto del giorno, che poi era anche quello dell'anno, del decennio e per alcuni anche del secolo: il primo presidente nero nella storia degli USA.

L'entusiamo di Oddissee e Kev Brown era palese. Anzi, più che entusiasmo era euforia. Non c'era bisogno di leggerglielo negli occhi perché me lo dicevano a chiare parole: la nostra gente è arrivata come schiava e ora uno di noi è presidente.

Visibilio, la comprensibile conseguenza di un evento del genere dopo i secoli che furono. 

Di cui tutti sappiamo ma che nessuno di noi europei ha vissuto, fortuna e sfortuna rispetto al poter comprendere appieno il sentimento di quel giorno di novembre del 2008.

Chiedendo l'opinione di LMNO, il bianco del gruppo si mostrò rispettosamente distaccato. Come a non voler disprezzare l'entusiasmo altrui da una parte, ma immune al visibilio dall'altra.

"Alla fine io credo sia solo un altro politico". 

Punto.

Oggi, dopo due mandati, l'opinione degli statunitensi su Obama si stanzia complessivamente su un livello di malcontento paragonabile ai precedenti casi. L'euforia degli afroamericani si è man mano spenta, così come il timore iniziale dei bianchi su come poterlo criticare senza venir tacciati di razzismo.

Obama è stato un mezzo flop, ed è proprio ora che gli USA e il mondo si preparano ad un cambio d'occupante alla Casa Bianca che la saggezza sintetica e lapidaria di LMNO potrebbe fungere da faro.