Di chi, però, rimane un mistero.
Questo titolo e cappello introduttivo giusto per ramazzare visibilità. Un po' quello che si vede fare in TV d'altronde, persino in spazi che mai si sarebbe pensato venissero prostituiti al trash-pro-auditel, per di più spacciato come argomento meritevole di riflessione.
La discutibilità estetica del Bagaglino è stata di gran lunga superata da quella morale del duo dinamico Innocenzi-Santoro, capace di elevare la merda a vette che nemmeno Piero Manzoni (o Belpietro).
Perché di merda si tratta: tutto 'sto bailamme con Bello Figo è un po' come se Piero Angela spacciasse per documentari i film dei Vanzina, o come se da domattina la Cassazione prendesse a spunto la giuria popolare di Forum.
Ma per carità, siamo sempre la nazione di "Una storia italiana", nonché quella dove l'educazione sessuale la fanno i preti. Non poniamo, dunque, limiti al dadaismo.
Giulia Innocenzi, però, mi ha riservato la più grande delusione giornalistica degli ultimi anni.
Forse perché, palesemente, scema non è. Forse perché siamo coetanei. Forse perché occupa una posizione invidiabile.
Forse perché, oltretutto, le ho scritto in proposito. Abbiamo interagito una minima, mi sono messo a disposizione per portare il vero rap di denuncia sociale, ma lei ha lasciato cadere.
Quand'è così, allora è così che si vuole sia.
Si vuole che una nazione ristagni nelle cazzate. Aizzando i minus habens, fuorviando gli strati medi e marginalizzando quelli oltre tale soglia intellettiva.
Ad maiora.
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