sabato 22 luglio 2017

JAY-Z: TUTTO BENE TRANNE...

Partito il giro di osanne per le ultime mosse di Jay-Z, è stato impossibile esimersi dall'andare a curiosare. Anche perché, un po' come fosse una specie di "Black Vasco", trovi a commentarlo praticamente chiunque: da quelli che c'erano da Wishing on a star a quelli che, in crisi hipster, l'hanno eretto a simulacro col medesimo brio di una fashion-blogger di fronte a una canotta sfrangiata in un mercatino londinese.
Ebbene: tutto bene, tranne.


Mettendo sotto la lente sia The story of OJ che 4:44, il tutto bene riguarda sound, video e tutto il corollario. Tralasciando che non sia il primo caso né di video a cartone animato, né di video lunghi. Anzi, specialmente sul secondo punto c'è da ammettere che il treno del nostro sia un bel po' in ritardo rispetto a quelli di Common prima e J.Cole poi. Giusto per dirne due, e tralasciando episodi più underground e più indietro nel tempo, che forse hanno dato l'imboccata a tutti i nomi noti che poi hanno capitalizzato da più visibile pulpito.
Insomma, non il massimo dell'originalità per uno coi fantastiliardi da mettere sul tavolo.

Fantastiliardi, appunto. Se ne parla in The Story of OJ, in una maniera che da certi è stata presa come un tentativo di educare le nuove generazioni, la black America.
Ma di che cazzo stiamo parlando?
Qui, se non lo si è capito, c'è il nocciolo della questione. Cioè un rapper che, da sempre incline a entrare in studio e registrare estemporaneamente i propri flussi di coscienza, ora lo fa senza chiave di volta: il mordente dei tempi. Inteso sia quello che aveva lui da giovane, sia quello che aveva il rap di 15-20 anni fa. Fin quando c'era voglia ed esigenza competitiva, è stata in piedi la baracca. Ora che invece lui sta seduto sulla panna montata e questo genere è spesso la storpiatura di sé stesso, ecco che Jigga si permette -per scazzo e per status- di tirar fuori dei bei contorni col buco in mezzo. Esattamente come per Vasco, dove eventi da record hanno al centro un soggetto che procede sbiascicando monosillabi.

Con Jay-Z, quindi, tutto bene tranne...Jay-Z. Che può sembrare abbia chissà cosa da dire probabilmente solo a chi, annaspando con l'inglese, aggrappa il ritornello e poco altro. Poi subentra il fattore gusto, nonché comprendonio. E se con l'albumino di famiglia da 8 minuti per chieder scusa alla moglie pluritradita mi pare di stare su Pomeriggio Cinque, stucchevole trovo ancor di più il rimestare concetti tipo "Qualsiasi cosa fai, resti sempre un negro" nel 2017, post-Obama per gli States e post-fantastiliardi per il fu fenomeno, ora pensionabilissimo Shawn Carter.

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